La popolazione iraniana e’ martoriata dalle conseguenze di una drammatica alluvione che ha colpito alcune regioni del Paese, in particolare l’area di Shiraz. Decine sono stati i morti (almeno 44) e le devastazioni, anche frutto del ritardo dei soccorsi.
Un ritardo dovuto anche dal fatto che, il budget pubblico destinato al Dipartimento che si occupa delle emergenze naturali, e’ 80 volte inferiore a quello che il Governo destina ai seminaristi allievi delle scuole religiose…
Nonostante il dramma, il regime non ha perso la sua passione di minacciare i suoi stessi cittadini. Il 27 marzo scorso, in una dichiarazione ufficiale, Ramin Pashaei – Vice Capo dell’Unita’ Cyber della Polizia, ha affermato che “tutte le unita’ della polizia sono state allertate di monitorare i social network e di prendere adeguate misure contro chi pubblica immagini e diffonde dicerie che disturbano l’opinione pubblica e la pace sociale”. Pashaei ha anche accusato coloro che hanno condiviso foto e video delle devastazioni sui social di aver un provocato un danno al Paese.
In altre parole, la polizia iraniana ha invitato i cittadini vittime del disastro naturale, ad auto-censurarsi. In caso contrario, secondo l’articolo 18 della Legge sui Crimini Online, questi stessi cittadini potranno essere perseguiti con l’accusa di “diffusione di menzogne” e condannati a decine di anni di galera.
Concludendo, la Repubblica Islamica si conferma per essere un Paese non solo incapace di garantire la sicurezza ai suoi stessi cittadini, ma anche pronto a reprimere senza remore le vittime stesse, quando queste si azzardano a raccontare la verita’…