C’e’ un caso che, in questi giorni, sta scuotendo il mondo sportivo internazionale, legato direttamente all’abuso dei diritti umani in Iran.
Si tratta del caso della giocatrice iraniana Shiva Amini, fino a poco tempo fa parte della nazionale femminile della Repubblica Islamica, rifugiatasi un paio di mesi fa in Svizzera, per paura di essere arrestata a Teheran.
La paura della calciatrice iraniana e’ fondata: Shiva, infatti, si e’ “permessa” di giocare a calcio senza velo e con degli uomini, durante una vacanza in Europa, qualche mese addietro. Le immagini che circolarono all’epoca sui social, causarono la rabbia del regime iraniano, che immediatamente la caccio’ dalla nazionale.
Ora, a distanza di qualche mese, Shiva ha ufficialmente chiesto asilo politico in Svizzera, per paura di finire in carcere una volta tornata in Iran. In questi mesi, per costringerla a tornare a casa e fargliela pagare, il regime ha anche sottoposto a pressioni molto forti gli anziani genitori della calciatrice.
La questione di Shiva Amini riguarda anche l’Italia: le immagini che ritraggono Shiva giocare a calcio senza velo e in pantaloncini corti, sono infatti state riprese mentre la giovane sportiva si trovava in viaggio in nord Italia.
La lotta di Shiva per la libertà, e’ quindi una lotta che deve coinvolgere anche le autorità italiane. Tutelare il diritto di Shiva di non indossare il velo obbligatoriamente e di poter giocare a calcio con chi vuole, significa tutelare i sani principi dello sport e i diritti umani, principi a cui tutta l’Europa non può che richiamarsi, Italia in testa.