Il quotidiano israeliano Times of Israel, riporta l’ennesima notizia vergognosa relativa al regime iraniano: Teheran ha lanciato dei suoi missili balistici contro obiettivi che avevano la forma della Stella di David. Come noto, la Stella di David e’ non solo il simbolo impresso nella bandiera di Israele, ma anche il simbolo per eccellenza della religione e della cultura ebraica.
Immagini satellitari presentate al Consiglio di Sicurezza ONU, relativo al test missilistico iraniano contro obiettivi con la Stella di David
Quanto accaduto, non e’ che l‘ennesima dimostrazione delle vergognose minacce che, ormai quotidianamente, il regime iraniano fa contro lo Stato d’Israele e contro tutto il mondo ebraico che non si dichiara anti-sionista.
Basti qui ricordare che, solamente durante il Quds Day, Khamenei ha invitato il mondo mussulmano a dichiarare il jihad armato contro “l’entità sionista”, mentre Nasrallah ha affermato che, nella prossima guerra contro Israele, Hezbollah avrà il sostegno anche dei foreign fighters sciiti attualmente impegnati in Iraq e Siria (The Tower). Non solo: proprio durante quest’ultimo Quds Day, un mega-schermo e’ stato inaugurato, con il conto alla rovescia verso la data della “distruzione di Israele”. Un conto basato su quanto affermato nel 2015 dalla Guida Suprema iraniana Khamenei che, in un tweet, scrisse che Israele sarebbe sparito entro 25 anni.
Nuovamente, purtroppo, ci chiediamo come un regime che si contraddistingue per le sue venature negazioniste, antisemite e per la sua espressa volontà di distruggere un altro Stato membro delle Nazioni Unite, possa essere considerato un alleato dell’Occidente o, peggio, un partner per la pacificazione regionale!
Javad Zarif, Ministro degli Esteri iraniano, ha passato l’ultimo mese impegnato in un importante tour diplomatico. Un viaggio in primis in Medioriente e in Nord Africa e, in questi giorni, anche in Europa. Sino a ieri Zarif ha visitato Berlino, mentre oggi e’ a Roma, ove incontrerà Gentiloni e Alfano. Con il Ministro degli Esteri italiano, e’ previsto un punto stampa questa sera.
Perché Zarif ha intrapreso questo tour diplomatico? Perché il Ministro iraniano e’ arrivato anche in Europa? La risposta e’ principalmente una: paura. Gia’, perché dopo l’elezione di Trump alla Casa Bianca, la festa per il regime iraniano e’ praticamente finita.
Nonostante il durissimo dibattito interno negli Stati Uniti sulla Presidenza Trump e sul Russian Gate, la Casa Bianca e il Congresso concordano praticamente su una cosa sola: il regime iraniano e’ un pericolo che va fermato. Per questa ragione, in queste ore, e’ in discussione – già approvata dal Senato – alla Camera dei Rappresentanti la nuova proposta di legge per imporre nuove sanzioni economiche contro Teheran (link). Parallelamente, il Presidente Trump studia l’organizzazione di una “Camp David Araba”, per rilanciare le alleanze tradizionali di Washington in Medioriente (mei.edu).
In questo contesto, si inserisce ovviamente la crisi tra CCG e Qatar. Il regime iraniano sta tentato di approfittare della crisi per stringere una alleanza con Doha, ma sa che dalle parole ai fatti la distanza e’ lunga. Per questo, non casualmente, Zarif sta chiedendo una mediazione europea nella crisi del Golfo, allo scopo di dividere il Vecchio Continente dagli Stati Uniti e imporre la linea iraniana.
Ecco perché, al di la’ delle parole poco credibili di personalità come la Mogherini, investire politicamente in questo periodo sull’Iran e sulla fazione di Rouhani e Zarif, e’ una strategia perdente. L’era Obama e’ finita e con essa anche le protezioni di cui la lobby filo regime iraniano – e filo fratellanza mussulmana – godeva a Washington. Con o senza Trump, la strategia americana in Medioriente sara’ di opposizione a Teheran e non di mano tesa.
Con quanto suddetto, non si vuole intendere che che presto assisteremo alla morte ufficiale dell’Iran Deal o una guerra tra Iran e Stati Uniti, ma sicuramente che la nuova strategia di sanzioni e contenimento degli Ayatollah della Casa Bianca, di fatto, renderà nullo quanto sottoscritto nel 2015 e pericoloso per le compagnie europee con interessi negli Usa, investire sia a Teheran che a Washington.
Tutto ciò, vale soprattutto per il Governo italiano che, purtroppo, recentemente ha permesso ad una banca iraniana – sotto sanzioni ancora negli Usa – di aprire un ufficio a Roma. L’Italia ha un ruolo di primo piano in Paesi come il Libano, attraverso la missione Unifil 2. La strategia americana anti-Iran, si concentrerà moltissimo su Hezbollah, considerato un pericolo non solo da Israele, ma dal mondo arabo e dagli stessi Stati Uniti per il ruolo del Partito di Dio nel narcotraffico in America Latina. Pretendere un cambiamento radicale delle politiche di sostegno iraniano al terrorismo internazionale, dovrebbe rappresentare quindi per Roma una priorità, per la tutela degli stessi interessi nazionali italiani.